AddThis Social Bookmark Button

Il clima nel periodo romano

di Antonio Priore

 

Andamento climatico degli ultimi 125 milioni di anniNell’Italia meridionale, durante il Quaternario, si sono verificati due principali fenomeni:

  • parte degli elementi botanici e zoologici presenti nel periodo pre-quaternario sopravvissero anche successivamente in aree conservative, areali fortemente disgiunti;
  • nei periodi freddi si ebbe un rimescolamento della flora appenninica e nuovi contingenti di specie balcaniche colonizzarono l’Appennino meridionale.

Il clima del periodo romano è di tipo mediterraneo proveniente dal passaggio di un ciclo freddo tendente a una successiva fase di riscaldamento e a un conseguente arretramento dei ghiacci avvenuti tra il 300 a.C. e il 400 d.C.

Ed è proprio questo il periodo storico in cui nasce e si sviluppa l’antico nucleo abitativo di Grumentum.

Il clima sostanzialmente mite fu un fattore di indiscussa importanza per lo sviluppo dell’antica Grumentum, dati gli stretti legami fra condizioni climatiche e risorse ambientali (fauna e flora).

La presenza infatti di numerose specie animali stanziali sul territorio assicurava l’approvvigionamento proteico alle popolazioni che si stabilirono in questi luoghi. Fin dall’epoca romana viene di fatto segnalata la presenza di orsi, spesso in competizione con l’uomo, tant’è che è da questo momento che si segnala la diminuzione di esemplari e la successiva scomparsa di questo plantigrado. Documentata è anche la presenza di altre numerose specie come il cervo, il capriolo, l’aquila reale, il cinghiale.

Schema cronologico climatico del sub-atlantico (rielaborazione da Panizza 1985)L’aspetto botanico era caratterizzato più o meno dalle specie che sono presenti attualmente, sicuramente con una maggiore estensione areale. Il particolare più importante che distingue le due epoche, quella attuale da quella romana, è senza dubbio l’estensione, della macchia mediterranea, dei castagneti e dei boschi di cerro che ora è possibile osservare solo in alcune aree della piana ben delimitate dell’Alta Val d’Agri, quali il bosco di Maglie. La presenza stabile dell’uomo ha pertanto determinato sicuramente un cambiamento dei luoghi, considerando che i boschi erano il più importante approvvigionamento energetico dell’epoca (sul tema vedi anche il contributo sul Parco Nazionale).

L’habitat naturale all’epoca romana risulta quindi caratterizzato da una valle alluvionale parzialmente incisa, incassata tra rilievi montuosi piuttosto elevati, e da un sistema di boschi ad alto fusto connessi tra di loro da aree cespugliate; l’habitat dell'uomo era invece caratterizzato da aree urbanizzate, apparati abitativi e viari molto ridotti rispetto al territorio, ben delimitati e perfettamente racchiusi nel contesto naturale.

È inoltre necessario ricordare l’altura su cui sorge la Grumento Nova, anch’essa sito archeologico di una meno nota struttura situata in prossimità della chiesa madre (762 m s.l.m.), che poteva essere utilizzata come punto di avvistamento e di comunicazione per eventuali avvicinamenti indesiderati all’avamposto romano, poiché forniva la possibilità di osservare il territorio circostante a 360 gradi.

Vista panoramica del sito archeologico di Grumentum e del rilievo su cui sorge la moderna Grumento Nova

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A tal proposito si ricordano i passi di Livio, che descrisse le manovre militari romane utilizzate per scacciare l’invasore cartaginese. È proprio la conformazione morfologica del territorio che diede la possibilità di osservare dall’alto del rilievo appena descritto ogni manovra del nemico permettendo ai Romani di raggirare il nemico senza essere visti.

In conclusione, si può dunque affermare che fu proprio l’assetto morfologico e ambientale del periodo che consentì a questo avamposto romano di insediarsi e di svilupparsi, distinguersi per vitalità e organizzazione urbana; i molteplici elementi naturali consentirono l’approvvigionamento alimentare e idrico, fornirono l’energia per il riscaldamento e per la difesa e offrirono le materie prime per l’edificazione di manufatti (pietra e legname), anche se, dall’attenta analisi delle strutture resistite al tempo, vi è la consapevolezza che alcuni materiali di notevole pregio provenissero anche da altre località del bacino del Mediterraneo.

 

 


Bibliografia

  • Panizza 1985 = M. Panizza, Schemi cronologici del Quaternario, in «Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria» 8, 1985, pp. 44-88.

 


Copyright testo e immagini (ove non inseriti altri riferimenti) di Antonio Priore.