Le terme repubblicanedi Antonio Capano
Nelle città romane la pratica di frequentare le terme era molto diffusa, per varie ragioni. Innanzitutto, mantenere un'area termale (in particolare una serie di vani riscaldati) era piuttosto dispendioso in termini di combustibile; secondariamente, era necessaria una notevole disponibilità di spazio all'interno delle mura domestiche, che la stragrande maggioranza degli abitanti della città non poteva permettersi. Ecco perché spesso risultava molto più pratico ed economico usufruire delle terme pubbliche (come noi oggigiorno frequentiamo le piscine), che, oltre ai bagni, mettevano a disposizione spazi aperti da utilizzare come palestre e aree in cui praticare attività fisica. Molte città romane, tra cui Grumentum, presentano terme di epoca repubblicana (come quelle qui descritte) e terme costruite successivamente, di epoca imperiale. Le cosiddette "terme repubblicane" di Grumentum si trovano a Est del foro, e si affacciano sul decumano orientale della città. Oggi sono inglobate in casette rurali che fungevano fino a cinquant’anni fa da palmenti, ovvero da strutture con vasche ove veniva pigiata l’uva e il mosto veniva lasciato a fermentare: dopo la risistemazione del Parco Archeologico, avvenuta alla fine degli anni ’90, le "terme repubblicane" sono state musealizzate all’interno dell’area ristoro-bookshop. La struttura è in opera reticolata (opus reticolatum) e presenta sul lato sud il calidarium suddiviso in due ambienti separati da sedili in muratura: l’ambiente a est è pavimentato con mosaico banco, quello a ovest con mosaico policromo. Questi due pavimenti poggiano su suspensurae in mattoncini quadrati, e l’ambiente era riscaldato da un forno ricavato all’esterno della struttura (a oriente), che provvedeva a diffondere il calore attraverso tubuli di terracotta. Il mosaico del calidarium presenta un motivo con larga cornice decorata a greche, che racchiude un’altra cornice con treccia a due capi su fondo scuro (motivo molto simile a quello presente nei mosaici della villa sita in località Maiorano a Viggiano), all’interno della quale sono raffigurati riquadri con fiori stilizzati a quattro petali, databili tra IV e V sec. d.C., e motivi a rombo, sempre su fondo scuro, separati al centro da una lunga foglia lanceolata scura su fondo chiaro: confronti presenti a Trifernum si datano al I sec. d.C. Il quadrifoglio in cornice quadrata è presente anche nella villa di Cugno dei Vagni, a Nova Siri, ed è databile al II sec. d.C. Un confronto del tema del riquadro a greche nere su fondo chiaro è presente proprio a Grumentum, nel pavimento musivo del triclinio meridionale della Domus con i mosaci, datato tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C., mentre nel mosaico del larario-ninfeo della Domus troviamo decorazioni in riquadri di quadripetali e trecce, databili al II sec. d.C. A nord del calidarium vi era il tepidarium, parzialmente scavato, dal quale si accedeva al frigidarium, di forma circolare, con sedili sui lati, pavimentato in opus spicatum, ovvero con mattoncini di taglio. L’ambiente era collegato a est con l’apodyterium (spogliatoio), di forma rettangolare, e a sud con il tepidarium. Il rifornimento delle acque era garantito dalla rete idrica urbana servita dall’acquedotto, e le acque venivano raccolte in una cisterna antistante il complesso. Le terme hanno continuato a funzionare almeno fino all’epoca dei Severi, visto il ritrovamento di una base celebrativa dedicata al Divo Severo, ma la presenza di ceramica africana nel contesto stratigrafico fa supporre che il complesso fu in funzione fino al V-VI sec. d.C., ovvero praticamente fino all’abbandono della città.
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